mercoledì 18 agosto 2010

NO ALLA VIOLENZA DI STATO !

SABATO 21.8.2010
dalle 17
Presidio in solidarietà ai prigionieri del carcere Cà del Ferro!


In questi mesi di calura estiva, il grido di rabbia dei prigionieri attraversa le mura di qualsiasi prigioni. Sovraffollamento, scarsità di cibo, acqua razionata, suicidi e torture di ogni genere, è questo il quotidiano sopravvivere di chi popola i lager del XXI secolo, condizioni disumane cui uno Stato sempre più autoritario ha creato scientemente per terrorizzare una parte della popolazione. Il carcere come luogo di alienazione ha sempre più una funzione di deterrenza nei confronti di tutti quei soggetti che hanno deciso di non essere succubi dello sfruttamento prodotto dalla classe dominante; comportamenti quotidiani incompatibili con lo stato di cose presenti, che sempre più, una larga fetta di popolazione è costretta a porre in essere per motivi di indigenza. Per tale situazione gli apparati repressivi, supportati da leggi sempre più restrittive, hanno prodotto un corto-circuito legato alla carcerazione preventiva e non solo, mostrando in ultima analisi,quale sia la sola soluzione valutata dai politici nostrani: la costruzione di nuove galere! Questo concetto dei potenti di turno, può essere disarticolato solo con una critica radicale all’esistente, ove il carcere, è la massima espressione di dominio e fonte di sottomissione verso tutti quegli individui restii all’inclusione forzata.

Tornando prettamente alla questione legata alla “vivibilità” del carcere, pretendiamo che si ritorni nell’immediato ad una situazione quantomeno di non-vessazione, tale da poter permettere ai reclusi di sopportare con minor sofferenza la reclusione coatta.
E’ un’emergenza, ed è un’emergenza vera e riguarda tutte le carceri italiane, Cà del ferro compresa, che vivono una quotidianità caratterizzata dal sovraffollamento, da pestaggi, problemi strutturali, da una completa ricattabilità e dalla chiusura degli spazi.
In questi anni sono state portate avanti coscientemente politiche di repressione e criminalizzazione che includono la totalità del vivere quotidiano di ciascuno di noi. L’utilizzo sistematico della carcerazione preventiva, l’aumento delle pene, la costituzione in reato di gesti un tempo non considerati tali sono tutte dimostrazioni della nuova funzione intimidatoria e terroristica assegnata al carcere. Ciò che prima veniva risolto con pratiche amministrative come multe oggi ti apre le porte della galera, come nel caso del reato di clandestinità.

Facciamo nostro l’appello lanciato dai sequestrati dello Stato per un presidio di solidarietà,ricordando a tutti, che in questo caso che il concetto di dignità può essere superato solamente con la distruzione di tutti i lager,siano essi carceri o C.I.E!


Troviamoci tutti/e sotto le mura del carcere di Cremona in via Palosca 2

Solidali di Cremona e Crema

venerdì 13 agosto 2010

C.I.E CENTRI IDENTIFICAZIONE ESPULSIONE...lager DELLA DEMOCRAZIA ! lettera dal c.i.e Porta Galera - Roma

A tutte le persone che vivono in questo paese
A tutti coloro che credono ai giornali e alla televisione


Qui dentro ci danno da mangiare il cibo scaduto, le celle dove dormiamo hanno materassi vecchi e quindi scegliamo di dormire per terra, tanti tra di noi hanno la scabbia e la doccia e i bagni non funzionano. La carta igenica viene distribuita solo 2 giorni a settimana, chi fa le pulizie non fa nulla e lascia sporchi i posti dove ci costrigono a vivere. Il fiume vicino il parcheggio qui fuori è pieno di rane e zanzare che danno molto fastidio tutto il giorno, ci promettono di risolvere questo problema ma continua ogni giorno.

Ci sono detenuti che vengono dai Cie e anche dal carcere che sono stati abituati a prendere la loro terapia ma qui ci danno sonniferi e tranquillanti per farci dormire tutto il giorno. Quando chiediamo di andare in infermeria perché stiamo male, l’Auxilium ci costringe ad aspettare e se insistiamo una banda di 8-9 poliziotti ci chiude in una stanza con le manette, s’infilano i guanti per non lasciare traccia e ci picchiano forte. Per fare la barba devi fare una domandina e devi aspettare, 1 giorno a settimana la barba e 1 i capelli. Non possiamo avere la lametta.
Ci chiamano ospiti ma siamo detenuti.

Quello che ci domandiamo è perchè dopo il carcere dobbiamo andare in questi centri e dopo che abbiamo scontato una pena dobbiamo stare 6 mesi in questi posti senza capire il perché. Non ci hanno identificato in carcere? Perché un’altra condanna di 6mesi?

Tutti noi non siamo daccordo per questa legge, 6 mesi sono tanti e non siamo mica animali per questo hanno fatto lo sciopero della fame tutti
quelli che stanno dentro il centro e allora, la sera del 3 giugno, è cominciata così:

ci hanno detto: “se non mangi non prendi terapie” ma qui ci sono persone con malattie gravi come il diabete e se non mangiano e si curano muoiono. Uno di noi è andato a parlare con loro e l’hanno portato dentro una stanza davanti l’infermeria dove non ci sono telecamere e l’hanno picchiato. Così la gente ha iniziato ad urlare di lasciarlo stare. In quel momento sono entrati quasi 50 poliziotti con il loro materiale e con un oggetto elettrico che quando tocca la gente, la gente cade per terra. Le guardie si sono tutte spostate sopra il tetto vicino la caserma dei carabinieri qui dentro, dove sta il campo da calcio.

Dalla parte sinistra sono entrati altri 50 poliziotti.
Quando abbiamo visto poliziotti, militari, carabinieri, polizia, finanza e squadra mobile ufficio stranieri (che sono i più infami) sui tetti, uno di
noi ha cercato di capire perché stavano picchiando il ragazzo nella stanza. «Vattene via sporco » un poliziotto ha risposto così. In quel momento siamo saliti tutti sopra le sbarre e qualcuno ha bruciato un materasso e quindi i poliziotti si sono spavenati e sono andati fuori le mura per prendere qualcuno che scappava.
Da quella notte non ci hanno fatto mangiare né prendere medicine per due giorni.
Abbiamo preso un rubinetto vecchio e abbiamo spaccato la porta per uscire e quando la polizia ha visto che la porta era aperta hanno preso caschi e manganelli e hanno picchiato il più giovane del centro, uno egiziano.

L’hanno fatto cadere per terra e ci hanno picchiati tutti anche con il gas, hanno rotto la gamba di un algerino e hanno portato via un vecchio che la sua famiglia e i sui figli sono cresciuti qui a Roma, hanno lanciato lacrimogeni e hanno detto che noi abbiamo fatto quel fumo per non far vedere niente alle telecamere. Così hanno scritto sui giornali.

Eravamo 25 persone e alcune uscivano dalla moschea lontano dal casino, ma i giornali sabato hanno scritto che era stato organizzato tutto dentro la moschea e ora vogliono chiuderla. La moschea non si può chiudere perchè altrimenti succederebbe un altro casino.

Veniamo da paesi poveri, paesi dove c’è la guerra e ad alcuni di noi hanno ammazzato le famiglie davanti gli occhi. Alcuni sono scappati per vedere il mondo e dimenticare tutto e hanno visto solo sbarre e cancelli. Vogliamo lavorare per aiutare le nostre famiglie solo che la legge è un po’ dura e ci portano dentro questi centri. Quando arriviamo per la prima volta non abbiamo neanche idea di come è l’Europa. Alcuni di noi dal mare sono stati portati direttamente qui e non hanno mai visto l’Italia. La peggiore cosa è uscire dal carcere e finire nei centri per altri 6 mesi. Non siamo venuti per creare problemi, soltanto per lavorare e avere una vita diversa, perchè non possiamo avere una vita come tutti?


Senza soldi non possiamo vivere e non abbiamo studiato perchè la povertà è il primo grande problema. Ci sono persone che hanno paura delle pene e dei problemi nel proprio paese. Per questi motivi veniamo in Europa.

La legge che hanno fatto non è giusta perché sono queste cose che ti fanno odiare veramente l’Italia. Se uno non ha mai fatto la galera nel paese suo, ha fatto la galera qua in Italia. Vogliamo mettere apposto la nostra vita e aiutare le famiglie che ci aspettano.
Speriamo che potete capire queste cose che sono veramente una vergogna.


Un gruppo di detenuti del CIE di Ponte Galeria - Roma.